venerdì 29 novembre 2013

Aston Martin Cygnet: che senso hai?

Ciao a tutti, eccomi tornato!
Oggi però non vi parlo di prove su strada o di supercar da sogno. No, oggi voglio tenere i piedi per terra e dare rapidamente la mia opinione su una macchina che mi ha colpito, però in modo assolutamente negativo.


L’Aston Martin, una delle case automobilistiche britanniche più famose e apprezzate al mondo, dopo aver stupito tutti con le varie DBS V12, One-77 e Rapide, ha deciso di cambiare direzione mettendo sul mercato nel 2011 un’utilitaria: la Cygnet. Orribile. Inguardabile. Insensata. Sì perché è identica alla Toyota iQ! In realtà qualcosa è cambiato: costa quasi 4 volte di più. La motivazione della casa britannica è stata “sono più curati i dettagli, e poi parliamoci chiaro: è una Aston Martin, non una Toyota”.


Per quanto riguarda il design, ok, sulle Aston non sono mai mancate né le stupende prese d’aria sul cofano e sulla fiancata, estremamente eleganti, né l’enorme griglia frontale. Ma questi elementi erano così essenziali su un’auto che ha una coppia di 120 Nm e una velocità massima (DICHIARATA) di 170 km/h?? Per non parlare dello scatto da fermo, 0-100km/h in 12 secondi. Io direi proprio di no. Anche a livello estetico è secondo me un completo fallimento: sono quasi più belle quelle auto vecchie che i sudamericani e i tamarri elaborano con minigonne, spoiler in finto carbonio mega alti e scarichi con diametro di 15cm.


Ma la cosa divertente volete sapere qual è? Che mentre la iQ è ancora in produzione dal 2008, la Cygnet è già stata tolta dal mercato (si parla di soli 150 modelli venduti in due anni, contro i 4000 modelli l’anno che speravano di produrre gli inglesi). Eh già, perché pagare uno scatolotto più di 40 mila € è proprio da pazzi. Sarebbe come andare a comprare una scatoletta di sardine a mille euro solo perché la confezione è stata fatta dalla Porsche: che senso ha?!


Quindi ho un consiglio per la Aston Martin: continuate a produrre quelle auto fantastiche che fanno sognare anche solo a vederle su una rivista e lasciate la produzione di sardine a chi vive sul Mediterraneo, o meglio, sul Pacifico. Certamente loro se ne intendono più di voi!

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